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Amazon e il brevetto per il monitoraggio dell’ambiente

Amazon, la più grande Internet company al mondo, fondata a Seattle nel 1994, oggi è oggetto di numerose critiche da parte di associazioni no-profit, gruppi industriali ed esperti di legge. L’associazione del nome Amazon al termine videosorveglianza ha provocato le ire anche delle più grandi società concorrenti, che l’hanno accusata di far leva sulle paure più intime per incrementare gli introiti.

 

Si è alzato un polverone quando la stessa società ha fatto richiesta per ottenere il brevetto per il monitoraggio dell’ambiente circostante tramite videosorveglianza a campanello. Questo dispositivo  è in grado di avvisare repentinamente i proprietari di case e la polizia di eventuali attività sospette.

 

L’acquisizione

Amazon nel 2018 rileva le quote di una società di videocitofonia, che vendeva i suoi prodotti già dal 2013 sulla piattaforma americana citata.

I prodotti tanto discussi sono delle telecamere di sicurezza con sensori di movimento applicate a videocitofoni e campanelli dove la registrazione dei video avviene online, offrendo la possibilità non solo ai proprietari ma anche alle forze dell’ordine di guardarli da remoto o in diretta.

In seguito all’acquisizione la potente azienda e-commerce ha iniziato a promuovere sul suo sito gli stessi prodotti e in maniera molto aggressiva, riscontrando un notevole successo. Da qui il connubio di Amazon e videosorveglianza. 

La crescita delle vendite dei prodotti Amazon e la videosorveglianza, la loro diffusione su tutto il territorio americano, europeo e italiano, è suo malgrado direttamente proporzionale alle problematiche inerenti il loro uso in relazione alla mancanza di trasparenza, alla violazione delle libertà civili e della privacy. 

 

Videosorveglianza e Amazon 

I dispositivi variano da campanelli a citofoni e sono dotati di telecamere in grado di registrare ciò che succede.

Il sistema di monitoraggio viene attivato da alcuni sensori di movimento all’interno dei sistemi, registrando online e inviando una notifica ai proprietari che possono visualizzare il tutto da remoto o accedere alle registrazioni. 

 

 

Nello specifico se qualcuno si avvicina alla porta, il sensore si attiva registrando il movimento e inviando una notifica push direttamente al cellulare del proprietario. L’utente può così visionare in tempo reale ed assistere all’eventuale tentata intrusione.

La novità che muove non pochi dubbi e preoccupazioni in materia di privacy è l’applicazione creata per condividere immagini e allertare il vicinato.

L’app è una sorta di social network per la videosorveglianza. E’controllata da admin, il cui compito prevede la selezione di segnalazioni interessanti da mettere in evidenza nel gruppo del ”vicinato”.

I suoi utenti sono iscritti in modo anonimo e possono condividere immagini e registrazioni dei loro dispositivi, segnalare movimenti e persone apparentemente sospette.

Anche la polizia può accedere all’applicazione e interagire con il vicinato, chiedere informazioni o dare informazioni rispondendo nelle chat presenti.

Le forze dell’ordine possono anche eventualmente segnalare la zona di maggiore interesse e richiedere i filmati, le registrazioni e le immagini agli utenti, i quali ricevono una mail di richiesta effettuata e possono decidere se condividere o meno le registrazione dei loro citofoni, rifiutare le richieste o addirittura non ricevere più richieste simili.

Ricordiamo che l’applicazione ha come principio base la riservatezza e l’anonimia degli utenti. Ecco perché vengono inviate mail e non richieste specifiche ad una determinata abitazione.

Ma i campanelli e citofoni citati sono facilmente riconoscibili.

E’ pertanto abbastanza semplice risalire a coloro che hanno installato un determinato dispositivo e fare una richiesta diretta face to face.

 

 

La sottile linea di confine tra monitoraggio dell’ambiente e violazione della privacy

Abbiamo sottolineato l’impatto dell’uso di dispositivi di videocontrollo simili, la cui diffusione deriva dalle campagne pubblicitarie della stessa Amazon.

La videosorveglianza di ”vicinato” si è sparsa a macchia d’olio sopratutto nei quartieri residenziali degli Stati Uniti.

I quartieri sono per lo più formati da villette singole che si prestano meglio a questo genere di sistema di sicurezza. 

Tali sistemi si ripercuotono non solo sugli utilizzatori ma anche nell’ambiente circostante.

Pensiamo infatti che le telecamere offrono immagini ad alta definizione e che possono essere utilizzate per vedere al di là del proprio porticato.

Con piccoli ingrandimenti possiamo monitorare non solo il passaggio sospetto di qualcuno, ma lo stesso vicino con evidenti problematiche relative alla privacy.

Parliamo ancora di privacy se pensiamo che le immagini del passaggio di tizio o della vita quotidiana di caio si ritrovano immagazzinate nei server dell’azienda produttrice, con la possibilità di essere non solo viste dalle forze dall’ordine, ma anche analizzate. 

Dunque la diffusione di una tecnologia di tale portata è data alla mercè di persone non del settore sicurezza, ma che ne usufruiscono senza avere la corretta formazione per farlo e con conseguenze poco prevedibili. 

 

 

Riconoscimento facciale

Per ora il software dei videocitofoni non usa sistemi di riconoscimento automatico facciale, questo riduce il rischio di tenere monitorato qualcuno.

Ma in un futuro molto vicino le cose cambieranno.

Infatti la stessa Amazon ha presentato richiesta di brevetto per un programma con algoritmi che migliorano man mano che vengono catalogate e riconosciute più facce.

La sua mossa successiva sarà quella di migliorare il software, che sarà in grado di riconoscere persino lo stato d’animo delle persone riprese. Ma questa è un’altra storia.

Le critiche mosse interessano non solo la violazione della privacy, l’analisi e l’archiviazione delle immagini.

amazon e ricnoscimento faccialeChe cosa succede se il face recognition sbaglia? E se spinge ad accusare persone innocenti? Come possiamo evitare gli eventuali rischi di discriminazioni basate sull’etnia?

In precedenza diverse associazioni  di tutela dei diritti civili avevano accusato un’altra società per l’ uso scorretto della tecnologia del riconoscimento facciale in un progetto pilota del servizio di polizia della contea di Washington.

 

Gli utilizzi delle informazioni archiviate sono molteplici e a volte leciti. Al contrario da un’intercettazione di  mail tra poliziotti era emersa l’intenzione di sfruttare questa tecnologia per pedinare alcuni individui o catalogare gli stessi in base all’etnia.

Per la American Civil Liberties Union, queste finalità d’uso violano diversi diritti civili e alimentano pregiudizi e discriminazioni. Tale tecnologia potrebbe creare uno stato di monitoraggio ingiusto che potrebbe molestare gli attivisti politici e coloro che sono ingiustamente considerati una minaccia per il pubblico.

 

 

Il nostro obiettivo

 

Powersic non teme la concorrenza, nè Amazon e la videosorveglianza, nè alcuna società che abbia alla base il commercio di prodotti di sicurezza uguali per tutti e solo per incrementare il proprio patrimonio aziendale.

Il nostro scopo non è vendere prodotti preconfezionati, bensì fornire un servizio efficiente che rifletta la scelta più sicura per un dato ambiente.

Il cliente non deve adeguarsi al prodotto. Qualunque impianto confezionato su misura nasce per soddisfare completamente le preferenze ed esigenze dell’utente finale senza mai trascurare la totale sicurezza.

 

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