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Impianto allarme e Vigilanza Privata

Le ultime ricerche effettuate sulla percezione della sicurezza in Italia hanno rivelato il trend sempre più diffuso di collegare il proprio impianto allarme ad istituti di Vigilanza Privata.

Nel 2018 un italiano sue due infatti dichiara di avere installato un impianto allarme con il collegamento diretto con la Vigilanza Privata, contro il 38% del 2017.

 

 

E’ sicuramente un dato allarmante, perché la percezione della sicurezza diminuisce ed è inversamente proporzionale al numero di furti subiti.

Inutile ricordare quanto sia di fondamentale importanza la scelta di un determinato tipo di impianto anti intrusione e  che il suo livello di efficacia derivi da una corretta progettazione ed installazione.

La necessità dunque di percepire un maggior senso di sicurezza nella propria casa, o in azienda  è dunque correlata ad un allarme di alti livelli, che sia direttamente collegato al pronto intervento delle  Forze dell’Ordine o di un istituto di Vigilanza Privata, in grado di intervenire repentinamente in caso di segnalazioni di intrusioni o anomalie del sistema.

Ma vediamo nel dettaglio le diverse possibilità di collegamento.

 

Le Periferiche  

La centrale di un sistema d’allarme è si il cuore pulsante del sistema, ma deve essere necessariamente collegata alle periferiche per essere funzionante ed efficiente. Tra le varie opzioni possiamo trovare :

  • combinatore telefonico monodirezionale PSTN. E’ collegato alla linea telefonica tradizionale, in caso di segnalazioni e anomalie comunica con i numeri programmati. Svantaggio: non può essere pilotato da remoto, quindi la comunicazione è ad una via, trasmette e basta; inoltre si può interrompere la comunicazione tagliando i cavi del telefono;
  • combinatore telefonico GSM sfrutta la linea mobile del cellulare. Svantaggio: si può disturbare la comunicazione con la centrale con i jummer, rendendolo pertanto inefficace;
  • combinatore GPRS con comunicazione bidirezionale. Sfrutta i ripetitori delle telefonia mobile attraverso una sim alloggiata all’interno, consente non solo l’invio di segnalazioni via voce e dati, ma anche l’interazione da remoto o con una centrale operativa;
  • periferica Multilink o multicanale che sfrutta la linea adsl e in caso di tagli della linea telefonica agisce sfruttando il segnale GPRS;
  • periferica radio della centrale operativa. Sfrutta lo stesso principio del segnale GPRS ma è una periferica che sfrutta il segnale radio di proprietà della stessa centrale operativa.

 

Collegamento dell’impianto allarme alle Forze dell’Ordine

Una volta scelto il nostro impianto allarme, progettato il sistema, scelte le nostre periferiche più performanti, potenziati i punti deboli del nostro ambiente, possiamo non solo gestire in autonomia il tutto grazie alle app per smartphone, ma possiamo anche collegarlo direttamente alle Forze dell’Ordine quindi ai Carabinieri.

E’ un servizio assolutamente gratuito, consigliato se non si è disposti ad investire nemmeno cifre irrisorie, ma comporta dei grossi svantaggi.

Innanzitutto la comunicazione con i carabinieri può essere solo monodirezionale. Eventuali segnalazioni o anomalie, falsi allarmi o intrusioni verranno direttamente comunicati al Comando ma  non ci potrà essere nessuna verifica da remoto, pertanto si aspetterà un eventuale sopralluogo in loco. 

 

 

Dobbiamo necessariamente valutare due aspetti: i falsi allarmi e le priorità dell’arma.

Quando si richiede il collegamento del proprio impianto allarme con i Carabinieri si firma anche la seguente dichiarazione sui falsi allarmi. Il modulo apposito cita: 

“l’istante dichiara di essere a conoscenza che, a causa di falsi allarmi dovuti a cattivo funzionamento dell’apparecchiatura  ovvero  a  propria  negligenza,  potrà  incorrere  nella  denuncia  per  procurato  allarme,  ai  sensi dell’art. 658 del Codice Penale e che, secondo la vigente normativa, il proprio impianto dovrà risultare collegato con un solo organo o ufficio di Polizia”.

E’ esattamente questo che accade in caso di continui falsi allarmi, immaginiamo infatti se le pattuglie dovessero uscire perché un animale fa scattare inutilmente un sensore esterno.

In ultimo ma non meno importante vanno considerate le priorità di intervento. 

Ogni giorno le Forze dell’Ordine devono combattere contro reati alla persona o incidenti di varia natura. Sono attività con priorità 1, mentre i furti sono attività con priorità 2, pertanto non ci si può aspettare pronti interventi. 

 

 

Collegamento dell’impianto allarme alla rete telefonica e allo smartphone

Come accennato, una seconda alternativa economica è il collegamento dell’impianto allarme al proprio smartphone tramite applicazione e/o rete telefonica. 

Oggi giorno moltissimi produttori di sistemi di sicurezza propongono notifiche push e chiamate ad uno o più destinatari per la gestione degli allarmi di casa o aziendali.

Sistemi di allarme via filo

Sono sistemi pratici e veloci che ci consentono magari tramite la videoverifica di controllare repentinamente se c’è stata un’intrusione in casa, o nel giardino, o se invece è un nostro familiare che non ha disattivato l’allarme al suo rientro. 

Però attenzione, anche qui è vero che possiamo gestire in autonomia il nostro antifurto, ma non abbiamo pensato al pronto intervento, nè alla nostra sicurezza personale, alla nostra incolumità in caso di reale effrazione.

Ad esempio:

  • scatta l’allarme del negozio e sto dormendo. Mi arriva la notifica o la chiamata al cellulare, quanto tempo ho per agire? Sappiamo che ogni secondo è vitale per mettere a segno un furto;
  • scatta l’allarme di casa mentre sono fuori a cena. Partono le dovute chiamate e le notifiche nell’app. Tramite videoverifica accedo ai  miei locali ma non vedo nulla, nessuno. Come faccio a capire se è un falso allarme? Corro immediatamente a casa? Ed una volta li cosa faccio? Se ci sono i ladri, li affronto? E se sono armati? 

Queste ed altre le motivazioni, nonché la necessità di sentirsi sicuri, spingono sempre più persone a collegare l’impianto allarme alla Vigilanza Privata.

 

Collegamento dell’impianto allarme alla Vigilanza Privata 

Collegare l’impianto ad una centrale operativa 24h su 24 è il nuovo trend. 

Badate bene però che questo non ci da la garanzia di sventare il furto, anzi direi che dobbiamo diffidare da chi arriva a promettere un intervento in soli 2 minuti, sono tante le variabili che entrano  in gioco.

 

 

Il ruolo dell’istituto di Vigilanza Privata è quello di intervenire il prima possibile in caso di allarme, inviare repentinamente le proprie pattuglie, oltre ad allertare Polizia e Carabinieri.

La differenza tra un istituto ed un altro la possiamo riscontrare osservando alcuni parametri per valutare l’affidabilità dell’azienda cui ci rivolgeremo:

  • il numero di pattuglie. Più pattuglie in zona e/o provincia saranno operative, maggiori saranno le probabilità che intervengano in tempi rapidi;
  • la centrale operativa. Quante persone lavorano per turno? Ci sono altre centrali che fungono da back up in caso di black out?;
  • le certificazioni. La vigilanza da me scelta ha i requisiti tecnico/professionali necessari per operare come tale? Sono presenti certificazioni di qualità? 

Uno dei vantaggi di avvalersi del collegamento dell’impianto allarme alla Vigilanza Privata è dato dal fatto che le vigilanze hanno un servizio spesso gratuito di tenuta delle chiavi, quindi in caso di segnalazioni e anomalie possono recarsi anche all’interno dell’edificio, contrariamente ai Carabinieri.

Secondariamente ma non meno importante, il collegamento alla Vigilanza Privata comprende un  canone veramente irrisorio che può variare dai € 30,00 ai € 40,00 al mese. Vale la pena dunque investire una piccola quota mensile per avere maggiore sicurezza e tutelarci da eventuali furti, aggressioni e ciò che potrebbe comportare un’effrazione? La risposta è scontata e lo dimostrano le statistiche.

 

 

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