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Riconoscimento facciale: uso illecito della tecnologia da parte della polizia?

 

Un uomo del Cardiff ha sporto denuncia contro la polizia locale per uso illecito della tecnologia del riconoscimento facciale.

 

 

La stampa riporta il caso di Ed Bridges contro la polizia britannica, rea di aver violato i suoi diritti umani in seguito all’uso del riconoscimento facciale.

Ma con amara sorpresa, il tribunale ha sancito la legittimità dell’azione della polizia stessa.

La polizia del Galles del sud ha iniziato ad utilizzare la tecnologia del riconoscimento facciale circa due anni fa, portando avanti una sorta di progetto pilota.

Ed Bridges potrebbe essere stato ”schedato” durante le scansioni del progetto pilota AFR Locate in una normale giornata di shopping.

 

Il progetto pilota

Il progetto della polizia prevedeva lo scatto di immagini di centinaia di volti delle persone riprese dai feed in diretta.

Il sistema elaborava in tempo reale le immagini, ottenendo così informazioni biometriche di tanti sconosciuti.

Dopo di che si procedeva al matching, ossia alla ricerca di corrispondenze tra il database di persone e l’elenco di controllo. 

 

 

In caso di corrispondenza quel dato volto veniva contrassegnato, in caso contrario le immagini venivano immediatamente cancellate.

Le forze dell’ordine britanniche avevano usato diverse volte questa tecnologia, soprattutto in occasione di partite di calcio, concerti e in vari eventi pubblici.

Il tribunale ha però scagionato le forze dell’ordine, affermando la totale legittimità degli strumenti usati, perché perfettamente in linea con le condizioni stabilite dalla legge sulla protezione dei dati e sui diritti umani.

Infatti la polizia non aveva mai confermato di aver schedato il signore in questione, poiché il sistema non aveva conservato le immagini in questione.

 

Come funziona il riconoscimento facciale 

La tecnologia utilizzata dalla polizia metropolitana di Londra si basa sul principio del riconoscimento facciale. 

Gli strumenti incriminati non sono altro che delle telecamere all’avanguardia. Queste sono in grado di scansionare la struttura dei volti in mezzo ad una folla di persone.

Alla base del riconoscimento facciale c’è un’immagine digitale che viene messa a confronto con una lista di controllo, composta di persone prese in custodia dalla polizia, persone scomparse o di qualche particolare interesse pubblico. 

In caso di corrispondenza tre le immagini parte immediatamente l’alert alla polizia.

 

Controversia e opinione pubblica sul riconoscimento facciale 

In seguito a diversi sondaggi effettuati da Ada Lovelace Institute, una società di ricerca tecnologica, è emerso che la maggior parte delle persone del Regno Unito desidera delle restrizioni governative sull’utilizzo da parte della polizia delle suddette tecnologie con alla base il riconoscimento facciale.

Dunque l’opinione pubblica è nettamente in contrasto con quanto stabilito dal tribunale, infatti va in crescendo la sfiducia verso le forze dell’ordine.

La controversia nasce dal trattamento illecito delle informazioni biometriche. 

Secondo quanto riportato dal Big Brother Watch, un’associazione sul diritto della privacy e la libertà civile,  “l’idea del riconoscimento facciale dal vivo che trasforma i cittadini in tessere identificative mobili è agghiacciante”. 
E’ illecito monitorare le persone nella loro routine quotidiana, catturare attimi di vita privata e fare collezione di volti ignoti a loro insaputa.

D’altra parte il MET ( Metropolitan Police) sostiene invece che tali sistemi saranno utili a capire se tecnologie così avanzate possono essere in grado di scoraggiare e prevenire la criminalità.

Il riconoscimento facciale potrebbe essere un deterrente e allo stesso tempo potrebbe consegnare alla giustizia i ricercati.

Ci preoccupiamo che ciò che facciamo sia conforme alla legge, teniamo conto delle preoccupazioni etiche e del rispetto dei diritti umani.

La stessa forza di polizia dichiara che stanno effettuando i dovuti controlli nella metodologia, affinché siano rispettati i principi di proporzionalità della privacy.

Dunque si impegnerà ad assicurare al pubblico che l’approccio adottato sarà giustificato e proporzionato allo scopo.

 

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